Tutto nasce da due ricorsi presentati dal Comune di Roma: uno in cui chiedeva l'amnnullamento della creazione del Parco in quanto deciso dal Ministero senza la collaborazione del Comune; e l'altro in cui si chiedeva l'annullamento della nomina di un direttore straniero per il parco. Lo ha affermato in una dichiarazione la deputata dem Anna Ascani, neo responsabile Cultura Pd, commentando la sentenza del Consiglio di Stato che ribalta quelle del Tar Lazio sul Parco archeologico del Colosseo e selezione internazionale per il direttore. Categorie alle quali non appartiene il ruolo di direttore del Parco Archeologico del Colosseo.
Nelle sentenze, in particolare, il Consiglio di Stato si pronuncia su tre questioni: quella del necessario coinvolgimento di Roma Capitale nel processo decisionale; quella della fonte istitutiva ed infine quella del conferimento dell'incarico di direzione del Parco archeologico anche a cittadini non italiani. I giudici di Palazzo Spada hanno ritenuto che sia necessario distinguere la fase di organizzazione amministrativa da quella di esercizio delle funzioni di valorizzazione del patrimonio culturale.
Ma oggi il Consiglio di Stato ha rovesciato quelle sentenze. E quindi si è ritenuta legittima - da parte del Consiglio di Stato - la previsione di una selezione pubblica internazionale. Il Campidoglio si era da subito opposto alla nuova riorganizzazione delle soprintendenze romane.